Iran:
analizziamo la situazione - dossier
11 febbraio
2010 - Iran
Sono
in corso i festeggiamenti per il 31°
anniversario della rivoluzione
islamica in Iran, una celebrazione
importante nel calendario iraniano,
caratterizzata quest’anno da scontri
e violenze. L’onda verde (così è
stato ribattezzato il movimento che
si oppone all’attuale governo
iraniano) fa scendere in strada
migliaia di manifestanti e lo fa per
la prima volta dopo la brutale
repressione del dicembre scorso
(almeno 8 morti) e mesi dopo
l'inizio delle proteste seguite alla
rielezione di Ahmadinejad. Il
governo reagisce con le maniere
forti, non ammettendo contestazioni
e opposizioni di sorta, non ultimo
ricorrendo all’impiccagione di
giovani manifestanti (avvenuta
proprio a fine gennaio), un monito
per tutti gli altri. Ma
evidentemente la repressione attuata
non basta, perché oggi ricomincia
l’onda verde sia a Teheran
che in altre città come Isfahan
e Shiraz, e con essa i
lacrimogeni e le cariche della
polizia, i pestaggi e le violenze
dei basiji: si contano già decine
di feriti e una ragazza di 27
anni è stata uccisa, i
giornalisti stranieri non hanno il
permesso di seguire i cortei, perciò
ancora una volta è internet a
raccogliere le testimonianze della
gente e a far passare notizie
attraverso le maglie della censura.
A proposito di
questo si segnala un’ulteriore stretta
su internet; infatti l'agenzia
iraniana per le telecomunicazioni ha
oscurato Gmail, il servizio di posta
elettronica di Google, oltre che altre
misure restrittive. Ma il mezzo
internet, che ricordiamo essere
ufficialmente candidato al Nobel per la
Pace, non sembra potersi arginare e
proprio tramite la rete giunge la
beffarda contromossa degli oppositori,
che tramite alcuni hacker sono riusciti
a oscurare i tre principali siti filo
governativi, Fars News, Irna e Press
Tv. A quanto pare, il governo,
tramite la polizia, è arrivato
addirittura a confiscare le parabole
satellitari e molte denuncie
arrivano da gente comune che si è vista
controllare o sottrarre anche i
cellulari.
Le ultime notizie parlano inoltre di
un’aggressione mirata ai capi
dell’opposizione, al leader
riformista Mehdi Karrubi e all'ex
presidente Mohammad Khatami.
La situazione è dunque incandescente e
mentre il presidente Ahmadinejad tiene i
blindatissimi comizi ufficiali, sfida la
comunità internazionale portando avanti
il programma nucleare e parla col
presidente siriano sul metodo con cui
dovrebbero spazzare via Israele,
parte del popolo iraniano contesta
chiaramente il regime, ritenuto ormai
distante e chiuso. Per capire in quale
contesto sociale vivono - o forse
sarebbe più opportuno dire sopravvivono
- i cristiani iraniani vale la pena
chiedersi quali siano le linee guida di
queste proteste, all’interno delle quali
non si esclude di certo che vi siano
cristiani (dato che con Ahmadinejad la
loro situazione è progressivamente
peggiorata). La teocrazia iraniana, nata
dalla rivoluzione islamica che oggi
viene celebrata, è protetta innanzitutto
dall’esercito (contro i nemici esterni),
poi dai pasdaran o Corpo delle
Guardie della rivoluzione islamica
(contro i nemici interni) e dalle
milizie basiji, una forza paramilitare
volontaria che difende il regime in
cambio di privilegi come compensi e
accesso alle università. Va notato che
il dissenso di molti iraniani non è da
ingabbiare in una concezione occidentale
di contestazione. Se da una parte è vero
che gli iraniani iniziano a bramare
l’applicazione di concetti come la
libertà e la democrazia, dall’altra tra
i motivi principali della protesta
sembra esserci soprattutto la ricerca
di stili di vita più legati ai canoni
consumistici tipici del capitalismo;
sta quindi montando un malessere diffuso
nei confronti della belligeranza folle
di Ahmadinejad, che isola il paese dal
resto del mondo con un impatto pesante
sull’economia della gente comune.
14 cristiani sono stati detenuti
per settimane senza avere
accesso a un avvocato. 3 credenti,
i cui nomi sono Maryam Jalili, Mitra
Zahmati e Farzan Matin, rimangono nella
prigione Evin di Tehran, arrestati dalla
polizia assieme ad altri 12 durante il
periodo natalizio (leggi anche
Iran: ondate di
arresti durante le feste).
Maryam Jalili è sposata e ha due figli (la
vedete nella foto). Non sappiamo
nulla sulle loro condizioni di
prigionia. Altri 7 cristiani nella
città di Shiraz (dove sono in
corso degli scontri) sono stati
arrestati e alcuni dovrebbero affrontare
l’imputazione di apostasia (punibile con
la morte). Agenzie governative e
non-governative dichiarano che i
cristiani in Iran vengono regolarmente
tenuti sotto sorveglianza, arrestati,
imprigionati senza processo e in alcuni
casi torturati. L’instabilità
sociale e le manifestazioni contro il
regime vengono usate come scuse per
intensificare l’attività repressiva
anche contro i cristiani: ecco perché da
tempo vi stiamo parlando delle proteste
in Iran. |
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