Pakistan: rapiscono le giovani
cristiane
15 aprile 2010 – Pakistan
 Mentre
nelle nazioni occidentali si discute
appassionatamente di velo, di
burkini e di diritti delle minoranze
islamiche, con inspiegabili erosioni
dei diritti dei cristiani (come nei
recenti casi in Inghilterra), gran
parte del mondo islamico procede
spedito nella direzione
dell’assoluta “non reciprocità”,
vessando e perseguitando i non
musulmani e in particolare i
cristiani. La vena polemica con cui
iniziamo questa newsletter deriva
ovviamente dal nostro impegno
diretto in quelle nazioni dove la
persecuzione è reale, ove
raccogliamo valanghe di
testimonianze di cristiani
discriminati, incarcerati,
torturati, uccisi o rapiti. E a
proposito dell’infame fenomeno dei
rapimenti, la cronaca ci riporta
oggi in Pakistan, dove molte
giovani cristiane vengono
sequestrate e costrette a
convertirsi all’islam a suon di
violenze.
Sonia Mahon ha 19 anni. E’
cristiana e vive con la sua famiglia nel
sobborgo di Nishtar della grande città
pakistana di Lahore. Il primo aprile
scorso Ali Raza, un musulmano della
zona, ha bussato alla porta di casa sua,
dicendole che il fratello Parvaiz
l’aspettava lì fuori. Ingenuamente le ha
creduto e invece del fratello ad
aspettarla c’era un’auto con all’interno
alcuni amici di Raza. L’hanno costretta
a entrare e da quel momento è sparita.
Le ricerche della famiglia sono state
vane; il cellulare della ragazza era
spento; poi, dopo due giorni di
angoscia, finalmente quel cellulare è
risultato acceso, ma a rispondere non è
stata Sonia, bensì la voce di un uomo
che, dopo qualche parola biascicata, ha
passato la linea proprio alla giovane
ragazza. Sonia, con voce flebile, ha
detto alla sua famiglia di non cercarla
più, che lei era felice e che non
dovevano assolutamente cercare di
trovarla.
“E’ ovvio che è stata obbligata con
la violenza a dire quelle cose”, ha
raccontato il fratello Parvaiz, “temo
che prima l’abbiamo costretta con la
forza a convertirsi all’islam, poi a
sposarsi con qualcuno di loro e questo
potrebbe voler dire che non la rivedremo
mai più”. Di casi come questi ne
succedono molti. Un ragazzo
musulmano particolarmente spregiudicato
prende di mira una giovane cristiana,
con l'aiuto di amici la rapisce, la
tengono segregata per giorni, la
obbligano tra botte e insulti a recitare
un improvvisato credo musulmano e poi il
ragazzo la violenta mettendola incinta:
per la ragazza e per la famiglia è
l’inizio di un incubo che spesso non ha
fine.
In Pakistan la vita per i cristiani
diventa sempre più dura. Vi sono zone in
cui è addirittura impossibile resistere.
In quelle zone, le autorità locali
assolutamente non aiutano, anzi spesso
sono la fonte dei problemi: false accuse
di vario genere vengono fabbricate ad
hoc per distruggere la vita di intere
comunità, per far chiudere chiese, per
arrestare pastori o per coprire rapitori
e assassini di cristiani. Anche nel
caso del rapimento di Sonia, la polizia
inizialmente non voleva nemmeno
accettare la denuncia di scomparsa, solo
l’intervento della All Pakistan
Minorities Alliance ha fatto sì che
gli agenti fossero obbligati ad iniziare
le ricerche. Secondo il direttore di
questa organizzazione in favore delle
minoranze, Khalid Gill, uno degli
amici di Raza, tale Fahad, da tempo
cerca di rapire una giovane cristiana
per prendersela come sposa-schiava, a
suo carico infatti ci sarebbero già
altri tentativi. I ritardi e le
indolenze nelle ricerche da parte della
polizia spesso non sono altro che
strategie, poiché gli agenti, pur
sapendo dove si trova, attendono che la
ragazza rapita rimanga incinta dalle
violenze subite, così poi è quasi
impossibile per i tribunali permettere
alla ragazza di tornare alla sua
famiglia. |
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